Le Tre Preghiere per organo op.7 sono un ciclo di composizioni con carattere di poema sinfonico per organo, scritte su invito dell’organista americano M° Leonardo Ciampa, che ha eseguito i primi due brani in Austria nel mese di luglio del 2008 e l’intero ciclo negli Stati Uniti nel luglio 2009.
Ogni Preghiera è una meditazione musicale su un testo sacro latino, riportato in partitura, ed espresso nel suo intimo significato attraverso le note; non si tratta né di una musica a programma né di una “romanza senza parole” nell’accezione romantica: la musica tende infatti a “meditare” e approfondire stati d’animo propri della preghiera, cercando di interpretare ciò che prova lo spirito nell’atto di recitare un testo sacro fermandosi, ripetendo, meditando, ritornando indietro a rivivere momenti spiritualmente profondi e intimi.
Di volta in volta poi il testo viene anche rivissuto all’interno della musica attraverso dei segni che rendono ancora più esplicito il contatto tra le note e le parole; poiché in partitura alcune note e figurazioni musicali sono collegate esplicitamente con delle parole, come se si trattasse di una parte di canto, diventano dei simboli del testo univocamente percepibili; le Preghiere divengono così un esempio di musica allegorica in cui si crea un codice semantico sistematico di riferimento simbolico che innerva tutto il percorso poetico e musicale.
Preghiera per organo “De Profundis” op.7 n.1
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La Preghiera “De Profundis” è stata la prima ad essere composta; il breve testo di riferimento è il seguente:
L’intenzione dell’autore è stata quella di creare un percorso musicale che aderisca idealmente in maniera totale al testo, pertanto è stata realizzata una macro-struttura, facilmente intuibile anche a un ascolto “non preparato”, che interpreta una situazione iniziale di turbamento interiore, caratterizzata da un’invocazione continua che progressivamente porta dalla profondità oscura alla luce, senza che questa alla fine rappresenti un trionfalismo: non una soluzione definitiva, piuttosto un’accettazione della provvidenzialità degli avvenimenti umani.
La prima frase della Preghiera (esempio a destra) espone due cellule motiviche iniziali, tra di loro profondamente collegate, che sono la base costitutiva allegorica dell’intero brano: ritornano continuamente in varie sezioni e la prima appare anche nel finale e al termine dell’intero ciclo. Le due cellule si ricollegano alle parole Domine Deus, espresse attraverso una linea melodica superiore che si uniforma alle movenze del canto gregoriano; tutta la linea melodica della prima frase, se si eliminano le ripetizioni spezzate e parziali delle cellule motiviche essenziali, ha l’aspetto di un cantus greoriano, pur non essendo realmente tratta dal repertorio tradizionale. Le frasi musicali hanno così un correlativo nel testo latino e quando si ripresentano nel tessuto musicale variamente trasformate e spesso non subito riconoscibili rivestono un preciso significato: chi prega interiormente esprime più volte nella sua mente degli stati d’animo mutevoli ma sempre pieni di significati, ritornando anche indietro sulle stesse parole o facendo risuonare dentro di sé singole espressioni della preghiera, in un costante accrescersi e allentarsi della tensione emotiva.
La Preghiera esprime così all’organo, lo strumento “sacro” per eccellenza, l’animo umano nell’atto di una preghiera ben precisa, l’invocazione in un momento di profondo turbamento, e lo fa attraverso l’uso di un sistema allegorico, inserito in una trama musicale quasi narrativa, almeno nel suo aspetto esteriore.
Preghiera II per organo “Sub tuum praesidium confugimus” op.7 n.2
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Seconda in ordine di composizione, pur essendo idealmente collegata alla prima, questa Preghiera si sviluppa in maniera diversa, toccando nell’arco di circa sette minuti, varie atmosfere e sviluppando un nuovo discorso musicale, aderente al testo ma questa volta in maniera allusiva, senza precise relazioni come nel caso delle allegorie presenti nell’altro brano; la correlazione viene affidata all’ascoltatore e all’interprete. Il testo di riferimento è la preghiera latina alla Vergine Maria:
nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper, Virgo gloriósa et benedícta.
Nel corso del brano, effettivamente, è possibile rintracciare allusioni chiare alle varie sezioni del testo, come l’iniziale invocazione realizzata all’organo con una testura a corale, o le parti più mosse che evidentemente si riferiscono alla prima invocazione nostras deprecationes ne despicias e ai pericoli da cui si chiede la liberazione. Si inseriscono però tutta una serie di motivi, sezioni, periodi musicali che sospendono il discorso, sviluppandosi su ripetitive cellule ritmiche che sembrano interrompere il flusso più narrativo, ritornando all’atmosfera più meditativa.
Il brano, dopo varie riprese degli elementi più significativi combinati, sovrapposti o alternati in modo diverso, si conclude rischiarando sempre più l’atmosfera fino a chiudersi su un accordo perfetto maggiore, particolarmente risuonante data la sua disposizione, che rappresenta il trionfo della Vergine Maria: un accordo di la maggiore conclude il brano ricollegandosi idealmente al poderoso accordo di la maggiore che conclude Regina Coeli per doppio coro e orchestra.
Rispetto alla “De Profundis” laPreghiera “Sub tuum praesidium confugimus” presenta una scrittura più vicina all’organo barocco, con estensioni più limitate soprattutto al pedale: il brano infatti è stato scritto esplicitamente per essere eseguito all’organo della Chiesa del Monastero di Dürnstein (nella foto a destra), uno strumento d’epoca perfettamente conservato, un bell’esempio dell’arte organaria barocca austriaca; così, tutta la sezione dalla misura 56 alla 66 con le sue figurazioni contrappuntistiche e la cellula motivica in sedicesimi vuol essere un fugace omaggio all’arte musicale del Seicento.
Preghiera III per organo “Veni Creator Spiritus” op.7 n.3
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La Preghiera III “Veni Creator Spiritus” è fra le tre quella che presenta una maggiore elaborazione dei materiali allegorici, proprio per simboleggiare la presenza dello Spirito Creatore che muove dall’interno e dal profondo tutto.
La prima sezione estrinseca la prima fondamentale allegoria, un corale che sarà alla base di quasi tutto lo sviluppo del brano, attraverso sovrapposizioni, canoni, variazioni che lo porteranno a ripresentarsi in maniera anche irriconoscibile all’ascoltatore, ma rimanendo sempre presente.
Al centro del brano, unico esempio nell’intero ciclo delle Tre Preghiere, interviene la celebre melodia del Veni Creator Spiritus tratta dal repertorio del canto gregoriano, dapprima in un’atmosfera sfumata e contenuta immersa in armonie diatoniche e libere, poi sovrapposta a un’ulteriore variazione del corale iniziale; da questo momento la melodia gregoriana e la figura fondamentale della Terza Preghiera si intersecano fino a giungere al radioso momento finale che conclude l’intero ciclo con una citazione della cellula motivica iniziale della Preghiera De Profundis.
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