A pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, in una situazione di estrema difficoltà per la nazione italiana in generale e per il mondo stesso dell’istruzione in particolare, e fra la confusione che, nonostante i buoni propositi annuali del ministero, regna come sempre sovrana, la Chiesa cattolica oggi propone all’attenzione dei fedeli la memoria di San Giuseppe Calasanzio, pregevolissimo modello di educatore, forse ai più sconosciuto, ma che merita da parte di tutti una certa attenzione.
Coloro che operano nella scuola italiana sentono una giusta frustrazione, un diffuso malcontento causato da innumerevoli fattori di cui non stiamo qui a discutere, ma comunque disagi spesso legittimi; pure, in queste difficoltà, occorre richiamare alla mente alcuni punti fondamentali, che comunque devono orientare l’operato degli educatori e in generale di tutti coloro che vivono all’interno della scuola, pensando a un ben più alto ideale senza il quale tutte le azioni sarebbero assolutamente vane ma soprattutto prive di un qualsivoglia orizzonte.
Prima di tutto alcune considerazioni di Giuseppe Calasanzio, valide per tutti, al di là anche della comune appartenenza alla fede cattolica, sull’importanza della scuola e della figura dell’educatore:
“La scuola è un mezzo formativo insostituibile, non solo per preservare i fanciulli dal male, ma soprattutto per indirizzarli efficacemente al bene, qualunque sia la loro condizione familiare o sociale. L’assiduo contatto con l’insegnante può incidere così profondamente sull’animo dei giovani da trasformare del tutto la loro vita.”
Ora un passo in avanti per inscrivere la propria professionalità di docente nella più ampia dimensione della vita cristiana; si legge negli scritti di San Giuseppe Calasanzio:
“È missione nobilissima e fonte di grandi meriti quella di dedicarsi all’educazione dei fanciulli, specialmente poveri, per aiutarli a conseguire la vita eterna. Chi si fa loro maestro e, attraverso la formazione intellettuale, s’impegna a educarli, sopratutto nella fede e nella pietà, compie in qualche modo verso i fanciulli l’ufficio stesso del loro angelo custode, ed è altamente benemerito del loro sviluppo umano e cristiano“.
E ancora più avanti di fronte alle evidenti difficoltà che tutti conosciamo giornalmente al contatto degli alunni:
“La missione educatrice richiede molta carità, pazienza a tutta prova, umiltà profonda: ma chi vi consacra la vita, e chiede a Dio di essere fedele al suo impegno educativo, oltre alla gioia di sentirsi scelto come cooperatore della verità, avrà da Dio stesso sostegno e conforto, e riceverà da lui la ricompensa di cui parla il libro santo: Coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Dn 12,3). Tutto questo certamente otterranno coloro che, vincolandosi a questa missione nella donazione piena di una vita consacrata, si sforzano di seguire Cristo e di piacere a lui solo, che ha detto: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25, 40).”
Può essere utile soffermarsi qualche istante a meditare queste parole, che possano servire di aiuto nei momenti di maggiore sconforto e titubanza per chi si trova a vivere in un mondo come quello della scuola spesso apparentemente vuoto e inutile, ma che, nella vita di tutti i giorni, può riservare comunque soddisfazione e soprattutto essere il luogo in cui si svolge concretamente una vocazione cristiana, anche malgrado le proprie aspettative o i propri sogni.
Buon anno scolastico a tutti gli operatori della scuola.