Come si attiva la decisione di intraprendere un ascolto? Cosa guida la nostra scelta in un catalogo pressoché infinito di registrazioni oggi accessibili in maniera spesso illimitata?
Spesso è il caso. L’altro giorno è stata la televisione a offrire uno spunto inaspettato, con le note del secondo movimento della Sinfonia dal Nuovo Mondo di Antonin Dvorak, in una scena di un film, suonate da una banda militare durante un funerale.
Ieri ho quindi riascoltato uno splendido album del quale ho già parlato fra le mie recensioni, confermando la magnifica impressione che ho sempre avuto riguardo questa eccezionale incisione.
Ritrovando l’album su Spotify, ho potuto fra l’altro apprezzare nella completezza l’incisione originale; quella che avevo ascoltato e recensito prima era infatti inserita nella Leonard Bernstein Edition che la Deutsche Grammophon aveva pubblicato qualche anno fa, escludendo le pur pregevoli Danze slave dello stesso Dvorak, che Bernstein incise sempre con la Israel Philharmonic Orchestra ed incluse quindi nell’album originale.
Naturalmente rispetto alla Sinfonia dal Nuovo Mondo le Danze offrono minori spunti di “grandezza”, tuttavia nelle mani di Bernstein acquisiscono una particolare vivacità e vengono anche presentate, sotto la consueta patina di freschezza bernsteiniana che conquista a primo acchito, con una notevole lucidità che mette in grande rilievo la precisione della scrittura del compositore.
Un’incisione che si conferma di prim’ordine e assolutamente imperdibile.