“Regina Coeli” è stato composto nel mese di aprile del 1997, per un ciclo di concerti in occasione delle festività pasquali che l’autore ha effettuato con la “Corale delle Vittorie“, un complesso vocale di Messina che per poco più di un anno Andrea Amici ha diretto e accompagnato come organista, svolgendo anche l’attività di consulente per la programmazione artistica.
L’organico originale prevedeva un soprano solista, il coro finale e l’accompagnamento dell’organo e così è stato eseguito per la prima volta in concerto nel Santuario della Madonna di Montalto di Messina (nella foto a sinistra in alto) il 4 maggio 1997, dal soprano Elda Nicotina e dalla Corale delle Vittorie, diretti dall’autore.
[soundcloud url=”https://api.soundcloud.com/tracks/100473747″ params=”color=#878787&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false” width=”100%” height=”166″ iframe=”true” /]
Il brano fu poi replicato in tutto il ciclo di concerti, ottenendo ovunque vasti consensi. A distanza di dieci anni viene riproposto in una versione per coro di voci bianche, coro misto e orchestra, un organico più ampio che sopprime la voce solista e all’organo sostituisce la più variegata tavolozza timbrica orchestrale, ricreando in realtà il brano che acquisisce così un nuovo significato musicale.
L’idea originaria era quella di creare il senso di una lode che si esprime nella fissità circolare di un linguaggio diatonico totalmente defunzionalizzato, specialmente nell’introduzione e nella prima sezione in cui interviene la voce solista.
Tutta la linea del canto è fatta di piccole frasi che si ripetono generalmente a due a due su un accompagnamento che propone uno schema ritmico caratteristico che permane, seppur con piccole mutazioni, fisso per lunghi periodi. Si crea così un certo senso di staticità, interrotto solo nella parte centrale dove gli stessi procedimenti melodici sono innestati in una progressione ascendente che sfuma in una brevissima ripresa del materiale precedente che porta a una coda nella quale l’alleluia finale si ripete con ieratica fissità per terminare su un radioso accordo di la maggiore.
[soundcloud url=”https://api.soundcloud.com/tracks/86528656″ params=”color=878787&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false” width=”100%” height=”166″ iframe=”true” /]
Nella realizzazione della nuova versione per cori e orchestra l’autore ha in realtà rimaneggiato il materiale originale mantenendo l’idea di base ma ampliando il discorso musicale con l’inserzione di elementi nuovi che rendono diverso il brano sotto molti punti di vista: non si tratta infatti di una semplice orchestrazione, ma di una vera e propria riscrittura su basi concettuali diverse.
L’idea di fissità rimane presente solo al livello profondo della linea melodica fondamentale: le semifrasi originariamente cantate dal soprano tutte eguali a due a due si arricchiscono di elementi polifonici che distraggono dalla fissità dello schema melodico, così come già nell’introduzione strumentale lo spezzettamento delle parti melodiche fra timbri diversi e l’arricchimento delle parti di accompagnamento configurano una netta differenza rispetto alla passata versione.
Nella sezione centrale il senso di direzionalità presente nella prima versione dato dalla progressione armonica e melodica viene totalmente contraddetto dai piccoli cluster diatonici degli archi che vanno stratificandosi sempre più verticalmente dalle zone più gravi verso quelle più acute, eliminando la direzionalità e trasferendo il crescendo a un livello timbrico.