“Sentieri Nascosti” è un breve ciclo di quattro lieder per soprano e pianoforte, composto da Andrea Amici su testi di Rosalia Nigrelli, per la partecipazione alla Prima Rassegna Nazionale di Composizione “A.Gigli”, indetta dall’Accademia Filarmonica di Bologna, dove è stato eseguito, presso la Sala Mozart dell’Accademia, il 19 ottobre 1997, dal soprano Barbara Vignudelli e dal pianista Ivo Lorenzini.
Il primo dei quattro brani, “Di seta magici fruscii“, utilizza, come sistema armonico, il diatonismo libero: si hanno delle libere aggregazioni accordali che hanno in comune una stessa base diatonica, non sono quindi liberamente scelti all’interno della scala cromatica e riescono a dare un senso di eufonia e di scorrevolezza, fluendo come la seta. La melodia del soprano si sviluppa senza soluzione di continuità, affiancando frasi musicali tutte diverse tra loro in cui non c’è la minima ripetizione, ma solo un senso di evoluzione inarrestabile dall’inizio alla fine.
Nel secondo brano, “Giochi di sottili apparenze“, la musica risponde all’atmosfera rarefatta del testo poetico, creando un gioco musicale basato su una sequenza di dodici suoni tutti diversi tra loro che si presentano in una figurazione in semicrome a cascata, creando un’impressione di moto perpetuo, assolutamente incolore e di innaturale tranquillità. Pur utilizzando questa figurazione dodecafonica, il brano non ha assolutamente una conformazione seriale: mentre la figurazione di dodici suoni fluisce attraverso i vari registri del pianoforte, si presenta, come accompagnamento, un’altra figurazione fatta di due bicordi, due accordi di tre suoni ed altri due bicordi che si ripetono variando la sequenza di presentazione. Il canto del soprano è estremamente complesso e ricco di salti molto ampi, rinunciando alla melodicità ed alla cantabilità, in favore di un fraseggio inafferrabile. Dalla metà del brano si sviluppa un palindromo, che ripercorre a ritroso tutte le note presentate nella prima metà del brano, in un gioco dalla sottile apparenza.
Il terzo brano, “Venati di blu corrono i pensieri” contrasta al principio con il precedente, opponendo al moto perpetuo della figurazione in semicrome di quello una staticità atemporale, con valori larghi e un ritmo sempre sospeso e incantato. È anche il momento in cui al pianoforte è lasciato maggiore spazio con un solo che porta al climax centrale, uno dei pochi momenti in cui la dinamica si innalza raggiungendo l’unico fortissimo di tutto il brano, poco prima del rientro del canto. Nelle ultime misure riappare un’allusione alle figurazioni di base del secondo brano.
L’ultimo pezzo, che dà il titolo all’intero ciclo, si configura, per buona parte, come una ripresa condensata e variata del primo brano: le allusioni alle parti pianistiche e vocali si confondono e si “prestano” vicendevolmente le une alle altre, mentre alla fine il discorso musicale si chiude con un un’ultima reminiscenza della figura in semicrome del secondo brano, spegnendosi verso il pianissimo sul primo re della tastiera pianistica.
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A passeggio per i “Sentieri Nascosti”
Una radiografia musicale
Dopo la prima esecuzione l’autore ha realizzato una breve introduzione al brano e alle “ragioni” che stanno dietro la composizione del ciclo “Sentieri nascosti”. Sebbene quelle riflessioni risentano di un determinato periodo nella biografia di chi le ha scritte e anche di una certa temperie culturale tipica di alcune tendenze della musica contemporanea alle quali l’autore fa esplicito riferimento, sembra utile riportarle, così come sono, per un maggiore approfondimento di questo brano.