La Luna, il Sol, le Stelle, poema per orchestra – omaggio a Vincenzo Bellini
Prima esecuzione assoluta: Orchestra del Conservatorio di Catania, direttore: Giovanni Ferrauto.
“Sulle orme del Cigno – Nuove musiche per Bellini”, Palazzo della Cultura, Catania 17 settembre 2024.
Belliniana – Omaggio al Cigno di Catania, promozione e organizzazione a cura dell’Assessorato regionale del Turismo dello Sport e dello Spettacolo – Regione Sicilia.
Introduzione
Un verso tratto dal primo atto de I Puritani di Vincenzo Bellini, inizialmente estrapolato dal contesto, diviene lo spunto per un poema per orchestra, quasi una serie di “variazioni fantastiche” su temi del grande operista catanese, cui il brano intende rendere omaggio.
I tre nomi – Luna, Sole e Stelle – fanno da ossatura a una struttura musicale, che, nel gioco continuo di riflessi e rifrazioni di elementi belliniani, intesse una trama narrativa estraniata dai loci originari, innestata invece nelle contraddizioni (anche linguistiche) della contemporaneità.
La prima sezione, caratterizzata da un’atmosfera buia, statica ma inquieta, affine a un cielo notturno reso ancora più oscuro dalle nubi che scorrono, vede il continuo e progressivo affiorare e riaffiorare della Casta Diva, la Luna, che non mostra mai per intero in questo paesaggio il suo volto, come negandosi, fino a giungere al primo climax con un motto in fortissimo di tutta l’orchestra che deforma il motivo eponimo tratto da I Puritani.
Emerge, come un sogno nella notte, la Luna, irreale: Casta Diva che inargenti… La musica di Bellini appare – riconoscibile – in una distorsione onirica, per frammenti che poco per volta si sfilacciano, per ritornare alla più nera oscurità dalla quale, lentamente ma in maniera inesorabile, si infiamma il Sole, in un tumulto di luce.
Un andamento di marcia, tutto giocato sull’inciso iniziale di Suoni la tromba, con all’interno echi quasi indistinguibili del tema precedente, incede trascinando con sé tutta l’orchestra, tra accensioni e ripensamenti: non è un trionfo, ma un continuo procedere del tempo che – talvolta a ostacoli – sembra non arrestarsi nel suo violento consumare gli elementi.
La tensione tende pian piano a smorzarsi e appaiono, in maniera più distinguibile, i frammenti belliniani: Suoni la tromba e La Luna, il Sol, le Stelle. Ritorna per breve tempo un’atmosfera sognante, all’interno della quale circola, irriconoscibile, un’elaborazione seriale del motivo di La Luna, il Sol, le Stelle, in un crescendo che porta a un’affermazione perentoria di tutta l’orchestra, finché tutto infine scompare, a riveder le Stelle, con un ostinato luminescente nella sua apparente immobilità.
Anche le stelle, però, non sono foriere di serenità, il contesto diviene nuovamente teso, fino a un punto di massima tensione; appare adesso nella sua forma originale La Luna, il Sol, le Stelle, nella veste voluta da Bellini, di una solenne preghiera: gli elementi “dien gloria al Creator”. Le parti gravi dell’orchestra insinuano delle contraddizioni all’armonia belliniana: alla lode dell’apparente immutabile sfera celeste si unisce un’umanità ferita, in un cammino «alla luce dalla densa tenebra» (G. Bruno).
Andrea Amici, agosto 2024