Grazie all’invito promozionale della Deutsche Bank ho ricevuto per e-mail un link per seguire in diretta su internet il concerto di apertura della stagione sinfonica 2012/13 dei Berliner Philharmoniker, tenutosi il 24 agosto scorso nel tardo pomeriggio; l’orchestra, che tutti da tempo siamo abituati a riconoscere come una delle più importanti al mondo, era diretta dal suo direttore principale, Sir Simon Rattle.
Da tempo ero registrato sul sito della Digital Concert Hall, www.digitalconcerthall.com, la sala da concerti virtuale che porta sui monitor dei computer e sui modelli più recenti di televisori e lettori blu-ray della Sony la Philharmonie di Berlino, per vedere le interviste esclusive ai musicisti e anche una volta per seguire una parte di un concerto gratuito dedicato alle famiglie, ma non avevo mai assistito per intero a un concerto dei Berliner in diretta web.
Con grande curiosità mi sono quindi collegato per lo streaming anche attirato dall’interessante programma che ha accostato due capolavori indiscussi del XIX e del XXI secolo: il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Brahms e la Terza Sinfonia di Witold Lutoslawski.
Linea guida del concerto è la coincidenza di un principio generale insito nella missione di una grande orchestra sinfonica con la sfida artistica di due grandi compositori del XIX e del XX secolo: “breathing fresh life into old art“, portare un soffio di vita nuova in un’arte antica; come infatti una grande orchestra, rivisitando il grande repertorio, lo riporta in vita attraverso l’approfondimento l’interpretazione, allo stesso modo un grande compositore può scegliere di porsi di fronte a una forma tradizionale, come può essere il concerto o la sinfonia, e ripensarla, ricrearla, immettendovi uno spirito nuovo e così portarla sempre verso nuovi e inaspettati orizzonti. È il caso proprio di Brahms e Lutoslawski, apparentemente così lontani ma in realtà animati dallo stesso spirito.
Con il suo Secondo Concerto per pianoforte e orchestra Brahms spinge la fusione del concerto e della sinfonia a un livello di coesione straordinario: la sua capacità di integrare le due forme è veramente nuova e inaudita; il pianoforte è alternativamente solista ma anche parte integrante dell’orchestra, dimenticando in vari punti ormai del tutto l’idea originaria del concertare, salvo poi recuperare appunto in modo assolutamente nuovo alcuni tratti vitali del dialogo fra solista e orchestra, anche allargando il ruolo solistico al violoncello, comprimario dello splendido e contemplativo terzo movimento. Primariamente il risultato è ottenuto non già tramite l’abolizione di concessioni al virtuosismo o alla spettacolarizzazione, spesso presenti nell’impervia parte pianistica, ma nella fusione delle parti attraverso procedimenti compositivi omogenei, che si trasferiscono e si fondono con grande plasticità fra lo strumento solista e l’orchestra, primariamente mediante la tecnica della variazione che si interseca con quella della durchfürung, lo sviluppo.
Quasi un secolo dopo il Concerto di Brahms, e dopo dieci anni di lavoro, vede la luce l’imponente Terza Sinfonia di Lutoslawski. I punti di contatto con la forma della sinfonia romantica sono tanti: dal motto iniziale, un poderoso motivo in note ribattute che ritorna quasi ciclicamente fra le varie sezioni dell’unico lungo movimento, a riferimenti al rondò e alla forma sonata, tutti rivissuti in una modernità mai fine a se stessa; per il compositore polacco, infatti, un brano non può far risiedere il proprio fondamento nella sola “novità”, che lo porterebbe rapidamente all’oblio, come di fatti è accaduto per gran parte della musica dei secoli passati e del XX in particolare.
La fresh life nella Sinfonia di Lutoslawski filtra da una vera e propria costellazione di geniali intuizioni compositive: la capacità di creare una macro-forma che ingloba le varie strutture formali che fra di loro si susseguono o si sovrappongono; la tecnica dell’alea limitata, la presenza cioè di sezioni in cui solo alcuni elementi sono espressi in notazione, mentre altri, in un limite ben preciso, vengono lasciati all’orchestra, creando l’idea di una “scultura che può essere vista da varie e cangianti prospettive“, secondo una definizione dell’autore; l’originalità delle testure orchestrali; la bellezza espressiva di numerosi episodi.
Simon Rattle e i Berliner Philharmoniker hanno offerto una performance assolutamente mozzafiato: uno splendido concerto di altissimo livello con una tensione tecnica ed espressiva continua ed estremamente coinvolgente; Yefim Bronfman ha offerto una prova di grande talento, con un suono e una pronuncia autenticamente brahmsiani. In Lutoslawski, poi, i Berliner Philharmoniker si sono dimostrati assolutamente superlativi, guidati da Simon Rattle che ha dominato le enormi difficoltà tecniche della Sinfonia, evidenziandone con incomparabile maestria ed espressione i ponti con il secolo a lei precedente, impersonato dal brano sentito nella prima parte del concerto.
La regia, sobria ed elegante, si è dimostrata funzionale alla musica, con una cura del dettaglio ben bilanciata con l’insieme; nel complesso quindi un grande concerto e una bella opportunità di partecipare, grazie alla tecnologia, a momenti di così elevata qualità artistica e culturale.
Per tutti gli abbonati alla Digital Concert Hall e tutti coloro che volessero “curiosare”, questo è il link alla pagina del concerto: http://www.digitalconcerthall.com/en/concert/4496/rattle-bronfman-brahms-lutosławski