La prova nazionale dell’INVALSI che si svolge all’interno dell’esame di stato conclusivo del primo ciclo è una sorta di spettro che incombe innanzi tutto sugli alunni i quali da qualche anno a questa parte, nel corso del loro esame, si trovano a dover fronteggiare qualcosa di misterioso, propinato da un’entità percepita come lontana e oscura, soprattutto perché spesso inconsapevole e incurante delle diverse realtà scolastiche territoriali enormemente diversificate nel panorama del disequilibrio e del divario interregionale e addirittura all’interno della stessa città. Ma la prova nazionale è uno scoglio anche per i docenti che si trovano di fronte quanto meno a una giornata molto impegnativa e a dismisura più lunga della normalità.
Infatti oltre alla somministrazione delle prove, a seguito di procedure di apertura e consegna del materiale degne forse dei più imponenti segreti militari, i docenti hanno il compito di trascrivere le risposte dai questionari degli alunni su appositi moduli cartacei, nel contempo valutando la correttezza di gran parte dei quesiti.
Nonostante ci troviamo ormai in questo primo avanzato scorcio del XXI secolo, all’INVALSI non sono ancora pronti a fare il grande passo dell’abbandono del cartaceo, che rimane sotto forma delle suddette schede di registrazione degli esiti, ma quanto meno si è prevista l’assistenza del mezzo informatico: assieme alla griglia di correzione da scaricare, stampare e utilizzare (che per inciso già era in alcune parti sbagliata al momento della sua prima pubblicazione online, costringendo così l’Istituto Nazionale a una prima tempestiva e-mail di rettifica) era disponibile per il download anche un utile strumento di automazione per il calcolo del voto in base alla rilevazione delle risposte, cosa questa doppiamente utile non solo per venire incontro alle difficoltà dovute al dettagliato calcolo dei valori e dei range, ma soprattutto perché, lo ricordiamo, la prova nazionale ormai è entrata a tutti gli effetti nella valutazione finale dell’esame, partecipando quindi all’attribuzione del voto conclusivo, calcolato secondo una rigorosa, ancorché discutibile, media aritmetica.
Personalmente, poiché utilizzo abbondantemente nella mia attività didattica i fogli di calcolo per automatizzare i processi di valutazione (almeno per quanto riguarda un primo screening dei risultati), ho salutato con entusiasmo la presenza di un file Excel con tanto di macro che avrebbe portato a uno snellimento del lavoro e come me, penso, tanti altri miei colleghi.
Sarebbe bastato quindi inserire le risposte degli alunni (ahimè già trascritte comunque sul buon vecchio e duro a morire supporto cartaceo) per ottenere alla pressione di un pulsante il calcolo del voto finale da attribuire alla prova.
Sarei stato anche disposto a passare sopra al problema dell’assoluta inoperatività del foglio di calcolo con il diffusissimo pacchetto OpenOffice, nonostante io sia un sostenitore del software open-source, ma lo snellimento del lavoro si prospettava realmente notevole.
I condizionali fin qui usati, purtroppo, sono stati d’obbligo, come si suol dire: terminato nel tardo pomeriggio dello stesso giorno della prova il pur comunque estenuante e faticoso lavoro di trascrizione cartacea, verifica e inserimento dei dati al computer, ecco questa mattina la classica “doccia fredda” dall’amaro sapore di una beffa: in una mail spedita alle ore 20:11 del giorno 20 l’INVALSI comunicava che il foglio di calcolo era banalmente sbagliato nella sua programmazione e quindi chi come me si era affidato fiduciosamente alla correzione “computer-aided” era destinato a rivedere praticamente tutte le prove per quanto riguardava due quesiti di matematica e tutti gli elaborati che avessero riportato un risultato inferiore o uguale a venti punti nella prova di italiano. Per la mia classe si è trattato di ben dodici elaborati su sedici, per gli altri, nella scuola in cui lavoro, almeno di una media di un 25% di elaborati. Nella mail si davano pertanto precise istruzioni: ricalcolare il punteggio scaricando una nuova “maschera” dal sito dell’Istituto.
Oltre quindi al controllo della correttezza di due quesiti di matematica si è dovuto procedere al reinserimento da zero dei dati di un gran numero di alunni, onde ottenere il giusto risultato, il tutto fra le proteste generali, il malcontento, la necessità di fare costante appello, per sedare gli animi dei più rivoltosi e riottosi, al senso di professionalità di ciascun docente, ma soprattutto ribadendo la necessità di non penalizzare gli alunni con una votazione sbagliata e ingiusta proprio nell’ultimo momento di questo loro percorso formativo.
Tra le tempeste, comunque, la nave, dopo un’altra mattinata di lavoro e il conseguente ritardo delle seguenti procedure d’esame, alla fine è arrivata in porto, fatte salve eventuali altre novità che dovessero ancora arrivare.
Anche solo a questo punto arrivati, mi si permetta però di dire che era stato fin troppo facile da parte dell’INVALSI chiudere una mail con delle scuse, come ha fatto il responsabile della prova nazionale in una nota inviata alle scuole per posta elettronica, era fin troppo facile sperimentare forse con una certa superficialità sul lavoro dei docenti e sulla valutazione degli studenti: quanto accaduto, anche senza considerare gli ulteriori sviluppi che la faccenda avrebbe avuto di lì a poco, sarebbe sufficiente per aprire un momento di ampia riflessione sulla effettiva serietà della preparazione degli strumenti operativi da parte dell’INVALSI, su quanto ci sia di semplice apparenza e quanta invece sia la reale sostanza di quello che si sta realizzando e soprattutto una ben più ampia riflessione sulla necessità della revisione dei canoni reali di rispetto del lavoro dei docenti, obbligati a un dispendio di energie assolutamente sproporzionato e vessati, come in questo caso, da banali errori che rischiano di compromettere alla fine il clima di serenità e di impegno necessari in una tappa sicuramente fondamentale della crescita degli alunni.
Fin qui la storia che sicuramente la maggior parte ormai conosce, ma l’avventura non era finita, perché alle 15:34 del 21 giugno, quando cioè finalmente, almeno nella mia scuola, si era concluso il lavoro di reinserimento, ricalcolo e confronto con la valutazione precedente (che comunque in molti casi non era sbagliata per quanto concerne il voto finale), ecco l’ennesima mail dell’INVALSI: in allegato un file zip con dentro un nuovo file Excel e un file di istruzioni, con preghiera di “avvalersi di una persona mediamente esperta nell’uso del computer“; seguendo la guida fornita in PDF, nel giro di massimo tre minuti, è bastato aprire il primo file, quello realizzato con il foglio di calcolo sbagliato, contemporaneamente a questo nuovo file ricevuto per email per avere, con un colpo di bacchetta magica, il tutto sistemato, senza dover reinserire niente manualmente e per giunta con evidenziati i risultati finali che hanno avuto variazioni di voto a seguito della procedura di ricalcolo con correzione automatica.
A questo punto, dopo aver speso tante energie, forse sarebbe stato meglio non dire nulla di quest’ultimo sviluppo a tutti coloro che, pur lamentandosi, avevano completato comunque il reinserimento spendendo un’altra mattina di lavoro ignari di questo nuovo strum
ento che sarebbe
stato rilasciato nel primo pomeriggio, per non scatenare cieche ire nei confronti di un’istituzione come l’INVALSI che già ormai per la classe docente non gode certo di stima, ma l’amore per la verità impone che su tutta la faccenda si faccia la massima e dovuta chiarezza, non potendo far passare sotto silenzio questa ennesima perdita di tempo e di energie, questa nuova beffa di una soluzione all’intoppo totalmente automatica che è arrivata ancora una volta quando ormai tutto il lavoro, o comunque la maggior parte di esso, era stato già per ben due volte portato a termine, una soluzione che invece, se fornita in tempo, avrebbe evitato un ulteriore aggravio di impegno.
Se proprio quindi si pensa che sia così necessaria la presenza di questa prova nazionale all’interno dell’esame di stato, almeno per tempo si pensi di preparare con cura tutte le procedure e soprattutto si pensi a un’adeguata ed equa ripartizione del carico di lavoro, in modo che non sia sproporzionatamente sbilanciato sulle spalle dei docenti.
Prof. Andrea Amici
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Alle prese con l’Invalsi…
La recente disastrosa avventura della correzione delle prove nazionali INVALSI svoltesi nell’ambito dell’esame di stato conclusivo del primo ciclo hanno portato alla ribalta nazionale l’evidente inadeguatezza dei mezzi dell’Istituto Nazionale per la Valutazione e anche l’incuria per il lavoro e la dignità dei docenti, caricati di un peso inutile e anche aggravato da errori materiali francamente inammissibili. Il quotidiano La Sicilia, nell’edizione del 23 giugno, ha riportato parte di un mio intervento riguardo le disavventure e i disagi che tutti i docenti abbiamo vissuto nei giorni scorsi (leggi online la pagina). Pubblico qui tutta la storia che fra l’altro ha un finale assolutamente grottesco, con la speranza che, oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica, tante proteste riescano in un certo qual modo a far rivedere al Ministero le sue posizioni riguardo queste prove e le procedure a esse connesse.Scritto da:
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