Per la scrittrice francese Annie Ernaux il 2022 è stato l’anno del Nobel per la Letteratura, un prestigioso riconoscimento che avrebbe dovuto coronare la sua dedizione e il suo talento ma che si è trasformato senza dubbio in un punto di svolta nella sua carriera.
Una rivelazione sorprendente durante una conversazione con la scrittrice irlandese Sally Rooney al festival letterario di Charleston ha svelato una profonda crisi creativa che si è abbattuta su di lei dopo aver ricevuto il premio. Ernaux ha confessato che, da allora, si è sentita bloccata, incapace di mettere su carta le sue idee come in passato.
“Sarò brutale: ho ricevuto un premio che non ho mai voluto. Il Nobel mi è caduto addosso come una bomba, una sorta di enorme cesura: da quando l’ho vinto, non riesco più a scrivere, e scrivere per me ha sempre rappresentato il futuro”
Il Nobel, del resto, è un premio di tale prestigio e importanza, da portare evidentemente con sé un peso che Ernaux non si aspettava e così, mentre il mondo celebrava il suo talento e la sua visione unica, la scrittrice si è trovata a confrontarsi con un’inaspettata cesura nella sua scrittura: quella connessione vitale con la sua ispirazione si è incrinata, lasciandola in uno stato di stallo creativo che la tiene prigioniera.
Non è facile immaginare questo periodo di sfida e incertezza paragonabile a un viaggio nell’oscurità, in cui Ernaux si sforza adesso di (ri)trovare il proprio cammino: è un momento di profonda riflessione, in cui si confronta con le proprie paure, le aspettative esterne e le aspettative che ha di sé stessa come scrittrice, alla ricerca forse del suo stesso “posto” come scrittrice.
Scrivere è sempre stato per lei un modo di esplorare il mondo, confrontarsi con la memoria, spesso attraverso percorsi tortuosi che nella medesima conversazione lei stessa ha indicato:
“Se da un lato preferirei morire piuttosto che non finire qualcosa, dall’altro lavoro spesso su più manoscritti contemporaneamente. Quando poi mi accorgo che uno grida più forte degli altri.”
Un’affermazione che già di per sé incapsula la complessità del suo processo creativo, in cui il desiderio di completare ogni progetto si scontra con la necessità di seguire la voce interiore che la guida verso una particolare opera e oggi per di più si scontra con la terribile “sindrome del foglio bianco”, la più temuta da tutti coloro che hanno esperienza di attività creativa, una lotta contro un muro invisibile che impedisce di trasformare i suoi pensieri in parole.
Un punto di svolta, dicevamo al principio: Il talento e la passione non sono sicuramente stati cancellati dal Nobel, ma solo momentaneamente offuscati. E allora non resta che l’augurio alla Ernaux di ritrovare la sua voce interiore, attraverso l’introspezione, la pazienza e il tempo necessario per superare questa fase di blocco creativo, e potere, con determinazione, riaffermare la sua identità di scrittrice, indipendentemente dalle aspettative e dai riconoscimenti.