Ha attraversato indenne decenni di cambiamenti, mode, gusti, abitudini e panorami sociali, politici e culturali, per giungere, pressoché immutata al suo novantesimo compleanno, festeggiato sobriamente con il numero 4687, in edicola il 20 gennaio 2022: è la Settimana Enigmistica, il “Periodico di parole crociate, rebus, enigmi, passatempi, varietà, umorismo, ecc.”, “la rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione”, come si legge nella testata.
Per l’occasione la redazione propone un numero diremmo ordinario, perché “qualità” è la parola d’ordine della Settimana Enigmistica; non c’è bisogno quindi di un’edizione speciale, ma semplicemente di un’uscita che, come sempre, non tradisca le attese di quelle generazioni di lettori che, nella formula della rivista, anche nella sua stessa impaginazione e abituale disposizione della varietà di proposte, hanno trovato nella Settimana Enigmistica la compagna di tante ore di un sano e costruttivo svago.
Al centro di questa “ordinarietà” si trova comunque un piccolo inserto, nel quale, in poche righe, una mezza paginetta, viene ripercorsa sinteticamente la storia della rivista, da quel 23 gennaio del
1932 (23/1/32, data palindroma, niente di più adatto e di miglior auspicio per una pubblicazione di questo tipo), quando, per iniziativa dell’ingegnere sassarese Giorgio Sisini, veniva pubblicato il primo numero, fino a oggi, passando per i nomi che hanno fatto la storia e la fortuna della Settimana, come Giancarlo Brighenti, Piero Bartezzaghi, Bruno Bozzoli, Attilio Ghilardi.
Nella pagina accanto trova spazio la copertina del primo numero e nelle seguenti qualche altra facciata con alcuni “giochi d’epoca“: sono le prime apparizioni dei grandi classici della Settimana, quali le cornici concentriche, gli incroci obbligati.
Osservandoli si nota come di poco sia mutato lo stile, pur adattandosi al cambiamento non tanto del gusto quanto della lingua e, in parte, della cultura.
Per il resto, come appunto dicevo prima, il numero dei novant’anni è sempre “fedele” allo stile e alla qualità della rivista, con le “solite” pagine ricche di interessanti enigmi.
Non sono, per varie ragioni, un assiduo e regolare frequentatore della Settimana Enigmistica, ma la ricordo praticamente da sempre in casa, perché piaceva sia a mio padre che a mia madre, e quindi è stato per me naturale, sin da bambino, iniziare a provare a risolvere qualche schema di parole crociate più semplice fino ad affrontare, da più grande, via via i più complessi, per approdare infine a quelli contrassegnati per “solutori abilissimi”, che in genere sono quelli che “esaurisco” per primi quando acquisto in edicola un numero.
Novant’anni e non sentirli; un meritatissimo successo che auguro possa rinnovarsi negli anni a venire, con l’obiettivo di poter festeggiare insieme almeno il centenario.