Il 12 novembre 2010 è morto il compositore polacco Henryk Górecki, all’età di settantasei anni. Era nato a Czernica il 6 dicembre 1933 ed è stato uno dei grandi protagonisti della musica contemporanea mondiale, pervenendo a uno stile personale e umanisticamente molto intenso, ricco di recuperi storici, dopo un periodo di concreta affiliazione alle avanguardie, come è accaduto al suo conterraneo Penderecki e a un compositore a lui molto più simile come Arvo Pärt.
Anche io ho conosciuto Górecki grazie alla pregevolissima incisione discografica della sua Sinfonia n.3 pubblicata diretta da David Zinman alla testa della London Sinfonietta con la voce solista del soprano Dawn Upshaw.
Quando l’ascoltai la prima volta mi resi conto di trovarmi effettivamente di fronte a un brano che, composto nel 1976, rappresentava un esempio di totale indipendenza linguistica ed espressiva e anche – soprattutto – di enorme impatto emotivo basato su una concezione finalmente umanistica dell’arte, lontana dal vincolo della progettualità e dai rigidi schematismi intellettuali di certa arte fine a se stessa.
Dopo la bellissima esperienza della Sinfonia n.3 ho cercato di ampliare le mie conoscenze su questo autore e ho trovato altre eccellenti pagine soprattutto nei brani per coro (con o senza l’orchestra), dove si esprime una religiosità anche al di là del testo poetico utilizzato, che pervade la musica, riportando il cattolicesimo dell’autore alle radici della storia tragica della sua patria, che ha unito il pensiero religioso con il desiderio di libertà, concetti che Górecki ha saputo perfettamente rivivere nella sua arte attraverso un orientamento mistico che rende scarne le strutture musicali fino a una nuda essenzialità dei segni, assieme al recupero dello spirito profondo e malinconico della musica della Polonia.