L’Ansa riporta la notizia dell’ultimo spettacolo con protagonisti gli elefanti del Circo Barnum, un numero storico della compagnia americana Ringling Bros. and Barnum & Bailey Circus, che intorno al 1906 acquisì il Barnum & Bailey “Greatest Show on Earth”.Il pubblico ormai non mostra più di apprezzare i numeri con gli animali; un tempo gli spettacoli circensi erano forse gli unici modi per apprezzare realmente esemplari rari ed esotici, diversamente visibili solo attraverso illustrazioni. Ai tempi d’oggi invece prima la televisione e ora Internet danno la possibilità di conoscere come sono realmente tutte le specie animali, e poco importa se non dal vivo, abituati come siamo ormai al “virtuale”.
Inoltre la diffusa sensibilità animalista ha giustamente sollevato parecchi dubbi non solo sulla liceità dell’esibizione degli animali in atteggiamenti che esulano dal loro normale comportamento, ma anche sui mezzi utilizzati per forzare l’esecuzione di tali atteggiamenti.
Il circo Barnum quindi, vista anche la proibizione da parte di vari comuni americani dell’uso di alcuni strumenti specifici per l’addestramento dei pachidermi, ha mandato in scena per l’ultima volta i suoi sei elefanti asiatici e con un ultimo giro di pista, al suono dell’inno americano, li ha collocati in pensione e destinati a un nobile scopo di ricerca contro il cancro, in una location a loro più adatta. Pare infatti che il patrimonio genetico degli elefanti contenga elementi particolarmente interessanti per supportare la lotta contro il cancro.
I famosi pachidermi del circo Barnum sono stati però anche protagonisti di un’importante pagina della storia della musica.
Per essi infatti Igor Stravinsky scrisse la Circus Polka, un breve e interessante brano che fu presentato al pubblico del Madison Square Garden il 9 aprile del 1942.
La Polka, “per un giovane elefante”, come recita il sottotitolo, ha una divertente storia alle spalle. George Balanchine, il grande coreografo amico di vecchia data di Igor Stravinsky, raggiunse il compositore al telefono per fare da intermediario nella commissione di un brano destinato a un numero circense, il cui protagonista era il giovane elefante Modoc, stella del circo Barnum, che portava in groppa Vera Zorina, la ballerina allora moglie di Balanchine; al numero prendevano parte anche altri quarantanove elefanti in tutù e altrettante ballerine.
Pare che al telefono Stravinsky, con la sua proverbiale prontezza di spirito e ironia, avendo sentito che il pezzo era destinato a degli elefanti, avrebbe accettato solo dopo essersi assicurato che si trattasse di giovani elefanti.
Il risultato è un brano di eccellente fattura, di grande ironia e originalità, con tutti i tratti tipici del linguaggio stravinskiano.
Con una densità strumentale propria dello Stravinsky neoclassico, la Polka è molto vicina allo spirito di Petrushka ed è caratterizzata, come sempre nel compositore russo, da un continuo e sapiente spostamento di metro, accentuato dall’agrodolce delle dissonanze armoniche, elementi che forse avranno non poco disorientato gli elefanti ma che fanno di questo brano uno degli importanti capolavori in miniatura di Stravinsky.
Si tratta ovviamente di una stilizzazione della danza, non certo di una vera e propria polka, la cui struttura ritmica è appunto sempre contraddetta dai procedimenti tipicamente stravinskiani cui si alludeva poc’anzi. Quando il ritmo si avvia, verso la fine del brano, a una maggiore “stabilità” il compositore presenta una sonora citazione della Marcia militare in re maggiore D733 di Franz Schubert.
La Circus Polka è un brano estremamente interessante, di difficile esegesi e collocazione. Il compositore, come riferisce Charles Joseph, l’avrebbe definita una satira simile alle pitture di Toulouse-Lautrec, mentre Roman Vlad la spoglia da qualunque intento caricaturale e satirico, notando come con questo brano l’ironia di Stravinsky da acida si sia fatta affettuosa; ciò che resta, appunto, è questo enigmatico “capolavoro in miniatura”, è la capacità sempre nuova di Stravinsky di “stare al gioco”, per dirla con Andrée Boucourechliev, e presentare con questo brano “la natura archetipa della musica da circo”.
Alla prima il brano fu presentato in un arrangiamento realizzato da David Raksin per la formazione che accompagnava gli spettacoli, ma ben presto il compositore presentò la “sua” versione, a Boston, e da allora il brano ha conosciuto un buon successo, anche se, purtroppo, spesso dello sterminato catalogo stravinskiano ciò che si ascolta e si incide è ben poca parte.
Buona fortuna quindi agli elefanti del circo Barnum, eredi inconsapevoli di un riflesso del genio stravinskiano.