Il mondo del teatro d’opera è in crisi, e una delle principali cause è rappresentata dalle distorte visioni dei registi che si sovrappongono inutilmente all’opera lirica in sé. Questo fenomeno, che si è diffuso sempre più negli ultimi anni, ha portato a una volontà di innovazione a tutti i costi che spesso forza, disturba e contraddice il testo e il senso dell’opera lirica. Come appassionato e critico del genere, ma anche come compositore, mi sono spesso schierato contro lo strapotere dei registi e ho difeso il rispetto del testo teatrale, musicale e della prassi esecutiva.
In un recente articolo apparso su “Die Presse” il 30 giugno 2023, intitolato “Eine Warnung aus Bayreuth für die gesamte Opernwelt” (Un avvertimento da Bayreuth per il mondo intero dell’opera), Ioan Holender, l’ex sovrintendente della Staatsoper di Vienna, ha sollevato l’allarme riguardo a questa crisi. Il famoso Festspiel di Bayreuth in Germania, conosciuto come meta di pellegrinaggi per coloro che desiderano vivere le dieci opere principali di Richard Wagner, è oggi il simbolo di questa crisi.
Holender, che ha diretto la Wiener Staatsoper per 19 anni, riconosce l’importanza del festival wagneriano di Bayreuth come l’impresa operistica più importante al mondo, tanto che addirittura, durante la sua direzione, ha cercato di non programmare opere che coinvolgessero cantanti potenzialmente impegnati a Bayreuth durante il periodo delle prove. La più alta onorificenza per un direttore d’orchestra e un cantante lirico era l’invito a esibirsi a Bayreuth. Tuttavia, negli ultimi anni, a causa delle aberrazioni sceniche, delle discutibili scelte dei direttori e delle controversie sul casting dei cantanti, il pubblico che pagava per assistere alle rappresentazioni a Bayreuth ha spesso lasciato il teatro deluso e addirittura arrabbiato. Persino coloro che assistevano per la prima volta a una delle dieci opere wagneriane presentate a Bayreuth si sentivano confusi e scoraggiati. Nonostante l’acustica meravigliosa del Festspielhaus, che è unica nel mondo, non si poteva compensare l’interpretazione musicale mediocre, le cattive scelte dei cantanti e le rappresentazioni visive incomprensibili create dai registi.
L’insuccesso del Festspiel di Bayreuth, che prima vantava tempi di attesa di anni per un biglietto e ora non conta neanche sul tutto esaurito, dovrebbe servire, sostiene sempre Holender, facendo proprio il tragico interrogativo di Wotan nell’Anello del Nibelungo “Das ist das Ende?” (“È questa la fine?”), come avvertimento per tutti i teatri d’opera nel mondo che trascurano, modificano, disprezzano e a volte nemmeno conoscono la musica e il libretto originali su cui è basata l’opera.
La mia soluzione a questo problema, che ho espresso più volte in varie occasioni e anche qui sul mio blog, è sempre stata quella di optare per un rispetto integrale del testo teatrale, così come si deve al testo musicale e alla prassi esecutiva. Questo implica mantenere allestimenti di tipo “tradizionale”, in cui il regista ha comunque ampi margini di libertà nella conduzione della scena, ma sempre nel rispetto della trama, dell’ambientazione e di tutto ciò che è prescritto dall’autore, così come il direttore d’orchestra e tutta la compagine musicale nei confronti della partitura. Gli esperimenti e lo sperimentalismo (che devono sicuramente trovare spazio nel teatro) dovrebbero essere riservati alle commissioni di nuove opere liriche a compositori contemporanei: solo in questo modo, fra l’altro, il teatro potrebbe riconquistare la sua funzione e il suo posto nell’oggi, senza ridursi a una pur nobile istituzione museale, recuperando il suo ruolo di motore culturale.
È importante ricordare che l’opera lirica ha una lunga e ricca storia, con composizioni che sono state amate e apprezzate per secoli. È fondamentale rispettare l’intenzione originale degli autori e non permettere che le visioni distorte dei registi oscurino la bellezza e il significato dell’opera stessa. L’innovazione può essere un elemento positivo, ma deve essere integrata in modo armonioso e rispettoso della visione globale dell’opera lirica.
La crisi del teatro d’opera a causa delle distorte visioni dei registi è un problema che deve essere affrontato con serietà e attenzione, sia per quanto riguarda il repertorio sia, in misura non meno minore, per la committenza. Solo così potremo preservare l’opera lirica come un’arte che tocca le corde più profonde dell’animo umano e continuerà a incantare le generazioni future.