Un ritratto musicale dell’America attraverso il pianoforte
Daniil Trifonov, uno dei più acclamati pianisti della sua generazione, torna con un nuovo album che promette di lasciare un segno indelebile nel panorama musicale contemporaneo: My American Story North. Definito dal New York Times come “incandescente” e da Gramophone come “il più stupefacente giovane pianista della nostra epoca”, Trifonov non si limita a dimostrare una straordinaria padronanza tecnica del pianoforte in questo progetto. Invece, ci conduce in un viaggio personale ed emotivo attraverso il variegato paesaggio musicale americano, fondendo insieme classica, jazz, minimalismo e persino colonne sonore.
Questo album, edito da Deutsche Grammophon, non è solo un’esplorazione delle forme musicali americane, ma un vero e proprio ritratto della vita dell’artista in America, da quando si trasferì negli Stati Uniti a 17 anni per studiare musica. In My American Story North, emerge tutta l’intensità della sua esperienza di immigrato, riflessa nelle sue scelte musicali e nel modo in cui interpreta ogni pezzo. Trifonov non si è limitato a “imparare” la cultura musicale americana, ma l’ha assorbita in profondità, esplorandone le varie sfaccettature e trasformandola in un viaggio sonoro che trascende i confini di genere e stile.
L’album si apre con un omaggio a uno dei compositori più iconici dell’America: George Gershwin. Il Concerto in Fa di Gershwin funge da ingresso in questo mondo sonoro, e Trifonov lo descrive come una “scena d’inseguimento in bianco e nero attraverso Chicago”. La vivacità e l’energia di questa immagine si riflettono perfettamente nella sua esecuzione del pezzo, che combina l’esuberanza del jazz con la forma rigorosa del concerto classico.
Ma My American Story North non si ferma alla classica: in mezzo al disco troviamo pezzi che spaziano dal jazz di Art Tatum e Bill Evans alle variazioni pianistiche di Aaron Copland. Trifonov si cimenta persino con un brano minimalista ispirato a Beethoven, dimostrando la sua volontà di esplorare territori musicali nuovi e sfidanti. L’inclusione di I Cover the Waterfront di Tatum, trascritto da Trifonov stesso, rivela l’influenza profonda che il jazz ha avuto su di lui durante i suoi anni di studio negli Stati Uniti, in particolare al Cleveland Institute of Music. Il collegamento tra jazz e classica viene ulteriormente esplorato attraverso un aneddoto affascinante: si dice che il leggendario pianista Vladimir Horowitz una volta affermò che avrebbe smesso di suonare se Art Tatum si fosse mai dedicato seriamente alla musica classica. Con questa trascrizione, Trifonov sembra rendere omaggio a entrambe queste grandi figure, fondendo due mondi apparentemente distanti.
Oltre ai riferimenti jazzistici, l’album offre un omaggio all’arte delle colonne sonore cinematografiche, con brani tratti da film come American Beauty e The Firm. Trifonov ci rivela quanto il cinema di Hollywood abbia plasmato la sua immagine dell’America ancor prima che vi si trasferisse. Questi pezzi si inseriscono perfettamente nel contesto dell’album, contribuendo a creare un paesaggio sonoro che si estende dalla sala da concerto al grande schermo, legando insieme i vari aspetti della cultura americana.
Uno dei momenti più sorprendenti dell’album è l’esecuzione di 4’33” di John Cage, la famosa composizione “silenziosa”. Trifonov registra questa versione all’aperto, a New York, trasformando i rumori della città — il traffico, le voci delle persone, i suoni che di solito ignoriamo — in una parte integrante della performance. Questa scelta, che Trifonov intitola Cage at Columbus, è una potente metafora della sua esperienza americana: un caos affascinante, non sempre armonico, ma pieno di vita e significato. Qui l’artista abbraccia l’energia caotica di New York, trasformandola in un elemento centrale della sua narrazione musicale.
Oltre alla brillante tecnica pianistica, ciò che rende davvero unico questo album è la capacità di Trifonov di raccontare una storia attraverso la musica. Non si limita a eseguire le note sulla pagina, ma le anima con le sue esperienze personali. Ogni pezzo scelto sembra essere legato a un luogo, un momento o una sensazione vissuta dall’artista. In questo modo, My American Story North diventa non solo un ritratto sonoro dell’America, ma una sorta di lettera d’amore di Trifonov al suo paese adottivo. L’inclusione di When I Fall in Love di Bill Evans, uno dei più grandi standard jazz, è particolarmente toccante e personale, rivelando una connessione emotiva profonda con la musica e con il luogo che ora chiama casa.
Il culmine del viaggio è rappresentato dal Concerto per pianoforte di Mason Bates, scritto appositamente per Trifonov e registrato in anteprima mondiale. Questo brano chiude l’album come un simbolo del dialogo continuo tra la tradizione musicale americana e la nuova generazione di interpreti e compositori che la reinventano. Come un architetto sonoro, Trifonov plasma il suono con la stessa cura con cui un urbanista progetta una città, creando strutture musicali complesse ma coerenti, che raccontano una storia profonda e stratificata.
In definitiva, My American Story North è un album che sfida le aspettative e invita l’ascoltatore a riscoprire la musica americana attraverso gli occhi e il cuore di un pianista che ha fatto dell’America la sua casa. Trifonov non offre solo un’interpretazione tecnica perfetta, ma un’esperienza musicale che è tanto intima quanto universale. Un’opera che, senza dubbio, resterà a lungo nella memoria degli ascoltatori e che apre la strada a future esplorazioni, come l’annunciato My American Story South, dedicato alla musica dell’America Latina.