Acqua, per sei voci femminili e due piccole percussioni, su versi di Gabriele D’Annunzio.
Brano finalista all’Ottava Edizione del bando di composizione Virgo Vox per ensemble vocale femminile.
– Menzione Speciale della Giuria –
Prima esecuzione assoluta: Biblioteca Umanistica dell’Incoronata, Milano, 30 novembre 2024, Virgo Vox Ensemble, Giovanni Cestino, direttore
Il fluire inesorabile del tempo, con i suoi ritmi, spesso casuali o apparentemente tali, le sue accelerazioni o statiche illusioni che nascondono il continuo trasformarsi del reale, è l’idea generatrice di “Acqua, per sei voci femminili e due piccole percussioni”, composto sull’omonima poesia di Gabriele D’Annunzio, quasi una filastrocca, che, attraverso la continua ripetizione anaforica della parola eponima e il ritmo cantilenante ottenuto tramite la prevalenza dei versi quinari sui tre più distesi settenari, ripercorrendo immagini naturali e paesaggistiche unite a rifrazioni della realtà sullo stato d’animo del poeta, esprime al meglio questo concetto di tempo/vita che scorre impietoso, quasi noncurante della stessa esistenza umana, breve e fugace rispetto ai ben più estesi ritmi naturali.
Tempo che scorre, quindi, simboleggiato dalla parola acqua, sempre immersa in procedimenti sonori per piccoli intervalli e agglomerati fonici che si muovono per lo più lentamente, imitando un moto apparentemente caotico, in realtà regolato da una geometria interna, data da canoni ritmici (o permutazioni di sequenze ritmiche) basati sulla sequenza di Fibonacci – il mistero numerico che si scorge (a posteriori) dietro molte manifestazioni della Natura -, relazioni intervallari basate sulla medesima successione, una serie di dodici suoni che appare e scompare, affiora, fra le varie sezioni del brano.
Su questo flusso più o meno continuo si innestano gli altri elementi dei versi che caratterizzano l’acqua (di monte, di fonte, piovana, sovrana, che odo, che lodo…) con costruzioni accordali e intervallari più ampie ed emissioni diverse dal canto (parlato, parlato afono, rumori consonantici) che in alcuni casi coinvolgono anche la parola acqua, mai svincolandola, però, dal suo trattamento caratteristico, tranne quando essa è unita nella frase al verbo canto, momento in cui, attraverso un procedimento seriale, derivato dal materiale iniziale, si crea un vero e proprio andamento melodico.
Fanno da corredo alle sei voci femminili due piccole percussioni ad altezza indeterminata, i finger cymbals (crotali a dito) e un triangolo, possibilmente suonati dalle stesse coriste. Sono punti luminosi, riflessi sull’acqua, rifrazioni di luce, echi di passati conclusi, sottolineature sonore.
Tra madrigalismi, sotterranee circolazioni di materiali, improvvise accensioni e oscurità, dopo un’ultima sospensione lirica in cui si chiarisce la metafora acqua-vita, attraverso le due voci superiori che cantano a intervalli più ampi mentre le rimanenti ripropongono la texture iniziale sulla parola acqua, il brano fugacemente si spegne, in un’accelerazione, rinunciando al canto, con varie modalità di emissione vocale, fino all’ultima parola che, su una sottolineatura del crotalo, consegna al silenzio lo scorrere del tempo.