Filmstudie, per elettronica, sull’omonimo cortometraggio di Hans Richter (1926)
“Filmstudie” di Hans Richter, realizzato nel 1926, è un capolavoro del cinema sperimentale che riflette l’essenza del movimento Dadaista. Questo film non narrativo si distacca radicalmente dalle convenzioni cinematografiche dell’epoca, proponendo un’esperienza visiva che si affida interamente alla composizione astratta e al ritmo visivo per comunicare con lo spettatore.
Nel contesto postbellico, il Dadaismo emerge come una risposta al disordine e alla follia della Prima Guerra Mondiale. Gli artisti Dadaisti, tra cui Richter, cercano di sfidare le norme e le aspettative culturali, spesso attraverso l’umorismo, l’irrazionalità e la negazione dell’estetica tradizionale. “Filmstudie” incarna questi principi attraverso la sua struttura frammentata e la sua estetica visiva che rifiuta ogni forma di narrazione lineare.
Dopo aver utilizzato, nei suoi precedenti esperimenti della serie “Rhythmus“, le sole forme geometriche, Richter, in Filmstudie utilizza tecniche innovative come la sovraimpressione, le esposizioni multiple e le inversioni di contrasto per creare un’esperienza visiva che è tanto disorientante quanto affascinante. Queste tecniche permettono a Richter di esplorare la fluidità del tempo e dello spazio, creando un flusso di immagini che sembra sfidare la gravità e la logica. L’uso di oggetti quotidiani, come gli occhi finti, o il volto della fotografa d’avanguardia Stella F. Simon, brevissime sequenze tratte dalla realtà come una zappa o uccelli su una scogliera, e la loro trasformazione in qualcosa di strano e nuovo, è una dimostrazione della capacità del cinema di alterare la realtà. Tra gli elementi utilizzati, la presenza degli occhi assume un valore simbolico, rappresentando forse la visione critica del mondo oppure lo sguardo onnipresente dell’artista. Le sequenze con uccelli in volo e altri frammenti della natura conferiscono al film un fascino primitivo e universale, creando un legame tra l’astratto e il tangibile.
L’impatto di “Filmstudie” si estende ben oltre il suo tempo. Il film non solo ha influenzato il movimento artistico del Dadaismo ma ha anche aperto la strada a future esplorazioni nel cinema astratto e sperimentale. Il lavoro di Richter è stato una fonte d’ispirazione per molti cineasti e artisti visivi che hanno cercato nuove forme di espressione attraverso il mezzo cinematografico. La sua capacità di combinare elementi visivi in modi innovativi ha gettato le basi per molte delle tecniche adottate successivamente nei video musicali, nelle installazioni artistiche e nei film d’avanguardia.
Nella nuova sonorizzazione di “Filmstudie” di Hans Richter proposta da Andrea Amici, l’elemento sonoro aggiunge una dimensione ulteriore all’esperienza visiva già ricca, utilizzando esclusivamente suoni sintetizzati, che si allineano perfettamente con l’estetica sperimentale e avanguardista del film. I suoni sintetizzati, generati attraverso l’uso di software di produzione musicale, offrono una gamma illimitata di timbri e texture; ogni sequenza visiva è accompagnata da un paesaggio sonoro unico che rispecchia e amplifica le immagini in movimento: i suoni sono stati attentamente creati e modulati per evocare emozioni che corrispondono alle forme astratte e ai movimenti sullo schermo, creando un dialogo tra ciò che viene visto e ciò che viene ascoltato. Questa nuova colonna sonora non si limita a sottolineare l’azione visiva, ma la espande, coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza multisensoriale, una fusione di suono e immagine che permette di rinnovare continuamente l’interpretazione del film, invitando a riflessioni sempre nuove e stimolanti.