Quella di Santo Stefano è stata una notte di paura per la città di Catania, scossa alle 3:19 del mattino da un terremoto di magnitudo 4.8, con epicentro a 2km nord di Viagrande e ipocentro a un solo chilometro di profondità.
Dal centro urbano notizie di paura, gente in strada, ma pare nessun danno degno di nota, mentre nelle zone più a nord, a Fleri, Zafferana Etnea e Santa Venerina, il terremoto ha provocato danni e feriti, con crolli e cittadini che si definiscono “salvi per miracolo”. Anche un tratto della già precaria autostrada A18 Messina-Catania è stato chiuso al traffico all’altezza di Acireale per lesioni sospette apparse a seguito del sisma.
Negli ultimi giorni l’Etna è interessato da un’importante attività eruttiva intensificatasi dalla Vigilia di Natale, con una nuova frattura su un versante e tre delle cinque bocche attive caratterizzate, secondo l’INGV, da un “graduale incremento del degassamento dall’area craterica sommitale”; lo sciame sismico che già si era verificato, dovuto a una complessa interazione tra il magma che spinge i fianchi della montagna sollecitando di conseguenza le zolle, è quindi culminato in quest’ultimo forte evento.
Quanto si è verificato in questa notte, nel bel mezzo delle festività natalizie, deve far seriamente riflettere le istituzioni a tutti i livelli, per un’analisi delle responsabilità di competenza in materia di prevenzione. Questo tipo di eventi non è assolutamente prevedibile per quanto concerne la loro corretta individuazione spazio-temporale, tuttavia è evidente la gravità della situazione nella quale versa il territorio, caratterizzato in generale da un elevatissimo rischio sismico e dalla presenza del vulcano attivo più alto d’Europa; tale contesto obbliga a un’efficace e permanente opera di educazione e preparazione a situazioni che potrebbero essere anche particolarmente distruttive, nonché a una corretta revisione dello stato del territorio e dell’edilizia, in modo da delimitare il più possibile danni e perdite in vite umane. Altre zone del nostro pianeta, interessate da simili fattori di rischio, si presentano ben preparate ed è il caso di seguirne l’esempio, prima di dover fare il solito excursus a posteriori sulle responsabilità e sul cosa andava fatto quando ormai il debito pagato alla natura fosse, purtroppo, già alto.