Rai Uno ha dedicato tre appuntamenti televisivi a Claudio Abbado, un’intervista esclusiva per Speciale TG1 in seconda serata, la fiaba musicale Pierino e il Lupo la vigilia di Natale in prima serata complice la presenza di Benigni in veste di eccentrico narratore, e infine il 30 dicembre il maestoso Te Deum di Hector Berlioz, prosecuzione del medesimo concerto iniziato con la musica di Prokofiev, che ha visto la partecipazione oltre che dell’orchestra Mozart anche dei ragazzi di scuola.
Claudio Abbado è indubbiamente una delle personalità più importanti del panorama musicale internazionale e in questi ultimi anni ha raggiunto e continua a raggiungere le vette più alte dell’interpretazione, unendo alle indiscusse qualità di direttore d’orchestra anche doti di organizzatore e divulgatore musicale, soprattutto fra le giovani generazioni che lo seguono con l’entusiamo e l’affetto che il Maestro sa suscitare.
Ciò che salta subito all’occhio è infatti la capacità di Abbado di coinvolgere i musicisti che sembrano, sotto la sua guida, pronti a dare il massimo e a suonare con il più grande coinvolgimento umano ed emotivo.
Con questo suo potentissimo magnetismo, basato come ha ammesso lo stesso Abbado sulla carica umana e non su un atteggiamento dittatoriale, il direttore d’orchestra italiano guida l’esperienza musicale verso panorami sempre nuovi: è il caso di Pierino e il Lupo, brano apparentemente semplice nel suo orientamento didattico, ma riletto con un’incomparabile capacità di mettere in evidenza particolari nuovi con sensibilità e acutezza.
Ancora più evidente lo spessore interpretativo di Abbado con il Te Deum di Berlioz, complicato affresco sinfonico-corale di visionaria genialità; quanto si è visto e ascoltato è stata anche la testimonianza di un’ulteriore crescita artistica che Abbado ha vissuto in questi ultimi anni, raggiungendo degli esiti veramente fuori dal comune che lo collocano accanto ai più grandi testimoni della storia dell’interpretazione.
Del Te Deum di Berlioz esiste un’incisione per la Deutsche Grammophone di Abbado che confrontata con il concerto trasmesso in televisione dimostra proprio il progresso e l’arricchimento del mondo musicale del Maestro: da una cura per il suono, la determinazione per la disincrostazione di cattive prassi esecutive e l’attenzione analitica per ina riproposizione culturalmente e storicamente ineccepibile, Abbado approfondisce il valore umano dell’opera d’arte, restituendo letture di incomparabile valore, coniugando tutte le proprie conquiste passate con la ricchezza dell’esperienza presente.
Le ragioni di tale ulteriore crescita sono molteplici e da ritrovare intanto nell’onesta e operosa laboriosità nella lettura e nella consuetudine con i grandi capolavori senza presunzioni, ma con la dichiarata volontà di progredire sempre più nella conoscenza, poi nella crescita umana e spirituale, sempre maggiore, e spesso spinta anche da congiunture di vita che mettono a contatto con quel misto di grandezza (soprattutto di ingegno) e di fragilità propria dell’esistenza umana, che si concretizza per esempio nello scontro inatteso con il mistero della malattia.
Infine la presenza di quella dimensione magica che tanto bene ha espresso Benigni nell’introduzione a Pierino e il Lupo relativamente all’atto della direzione d’orchestra e che si può estendere alla Musica e all’arte in generale, una dimensione che magari non era presente o non in penezza nelle interpretazioni di Abbado di 25/30 anni fa ma che ora a diritto ne fa uno dei maestri indiscussi dell’interpretazione musicale.
-
Tre appuntamenti con Claudio Abbado su Rai Uno
Scritto da:
–
Archiviato in:
Tag: