Leggendo ieri con i miei alunni un brano tratto dall’autobiografia di Elias Canetti, scrittore di origine bulgara, Nobel per la letteratura nel 1981, sono rimasto particolarmente colpito da una frase, che conclude il racconto di un’esperienza significativa, vissuta dall’autore nel suo settimo anno di vita, che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza.
Il padre gli aveva regalato un’edizione per i più piccoli di “Le mille e una notte”, con il duplice impegno e promessa di parlare assieme a sera della lettura e anche di un nuovo libro ogni volta che uno fosse stato concluso. Il bambino si lascia così conquistare dalla nuova avventura, tanto da immergersi fra le pagine e appassionandosi sempre di più ai volumetti di volta in volta donatigli, che addirittura gli sembrano quasi tutti parte di una medesima unica storia.
Un dono fondamentale, che evidentemente avrebbe dato una svolta alla sua vita, non solo per il dono materiale in sé, ma anche per la vicinanza del padre e il suo ruolo nel far vivere al figlio la magia e il mistero della lettura; scrive infatti Canetti:
Sarebbe facile dimostrare che quasi tutto ciò di cui più tardi si è nutrita la mia esistenza era già contenuto in quei libri, i libri che io lessi per amore di mio padre nel mio settimo anno di vita.
Ogni volta che avevo finito un libro, ne discutevo con mio padre e talvolta mi eccitavo a tal segno che lui doveva calmarmi.Non mi disse mai però, come usano fare gli adulti, che le fiabe non sono vere; e di questo gli sono particolarmente grato, forse le considero vere ancora oggi.
Oggi, 19 marzo, è la “festa del papà”: quale migliore augurio a tutti i genitori del saper dare ai propri figli non solo i mezzi ma anche soprattutto una vicinanza che tenga presente la fondamentale dimensione umana e umanistica della vita.