Fra gli applausi inconsapevoli di una giovane generazione completamente ignara della grande cultura di cui è erede, ho vissuto un momento di enorme tristezza e pena per la decadenza in cui versa inevitabilmente un ideale di civiltà oggi in maniera inesorabile abbandonato.
Mi sono trovato al Teatro Massimo Bellini di Catania per assistere assieme ai miei alunni a Pierino e il Lupo di Prokofiev. Dopo aver discusso in classe nel giorno precedente sull’importanza sociale di una storica istituzione quale può essere il teatro d’opera, come lievito di civiltà e luogo d’eccellenza nel quale prendono vita i sogni di bellezza dell’uomo, e dopo aver la mattina stessa, pur essendo docente di lettere, fatto una speciale introduzione alla partitura per orchestra del brano del compositore russo (mostrandola e facendo vedere materialmente come è fatta e qual è il compito degli interpreti e del direttore d’orchestra), giunto nella magica atmosfera di un palco di secondo ordine nell’impareggiabile cornice del Massimo catanese, ho avuto la sorpresa di un pasticcio teatrale, fatto di pressappochismo, superficialità e soprattutto direi totalmente anti teatrale.
Prima sgradita sorpresa, la presentazione in forma di balletto dal sapore vagamente carnascialesco, con costumi da libro illustrato per bambini e un attore con ruolo di voce recitante dal tono grottesco.
Ma non era la peggiore: a far risuonare fra gli stucchi della sala e i diaframmi dei suoi occupanti altro non era se non una pessima base musicale preregistrata e montata alla meno peggio che partiva da un portatile della Apple diffondendosi attraverso uno scarsissimo impianto di amplificazione del resto bastante in un posto dove gli amplificatori dovrebbero servire soltanto per degli annunci.
Della splendida musica di Prokofiev non giungeva quindi che uno sbiadito e pallido fantasma, mentre delle intenzioni dell’autore di promuovere la conoscenza della musica sinfonica e degli strumenti dell’orchestra non restava assolutamente niente: l’intento didattico ormai totalmente defunto, quello musicale e artistico inesistente.
Eppure lo spettacolo ha avuto successo, perché l’ignoranza non è contrastata da alcuna forma di coscienza o conoscenza, chi è uscito fuori dal Teatro, poiché si trattava di un pubblico inesperto e inconsapevole, è tornato a casa pensando che anche l’arte sia alla fin fine come tutte le banalità che vengono propinate in televisione, pertanto qualcosa di effimero, superficiale e alla fine inutile.
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Un Prokofiev triste al Bellini di Catania
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